A vederla da una certa prospettiva quella di Alberto Tentardini col Catanzaro è una storia incentrata sull’unico, bello ma particolare, gol del centrocampista con la maglia giallorossa. E da questo punto di vista è una storia agrodolce. Eppure, nei due anni con le Aquile, il buon Alberto ha rappresentato qualcosa di più: la sua è stata la classica avventura del calciatore poco sotto i riflettori ma determinante. Atleta intelligente perché diligente, soldato fedele pronto a servire la causa anche senza titoloni sui giornali. Definiamolo sì, una riserva ma nell’accezione più positiva del termine, nel significato nobile di uomo sempre pronto a dare una mano. Anche perché se ti trovi a giocare nel ruolo di Jari Vandeputte sai già che le occasioni che avrai saranno poche e quelle le devi sfruttare al meglio. Tentardini al Catanzaro è stato come il classico numero 12, il secondo portiere consapevole di avere poche chance ma che è fondamentale anche per lo spogliatoio. E anche se silenzioso e poco appariscente Tentardini è stata una pedina importante – come tutti – per ottenere l’immenso risultato della passata stagione. Anche perché – andando a scandagliare i numeri – si scopre che ha giocato ben 24 volte, sia a destra che a sinistra, sia come vice Vandeputte che al posto di Situm: come detto, insomma, un vero e proprio solerte soldato. Capace anche di segnare in un’unica occasione, contribuendo al record di marcatori diversi andati a segno. Peccato che quella gioia personale – molto bella tecnicamente – avvenga nel giorno più triste. Quel sabato di ottobre, difatti, la città tutta è scossa dalla tragedia di Viale Isonzo, dal tragico incendio che si porta via tre ragazzi. Giornata di lutto e di silenzio, anche in un luogo per antonomasia rumoroso. Il “Ceravolo” decide di non fare cori per rispetto e quando al minuto 40 il buon Alberto segna è tristemente consapevole che il suo gol sarà ricordato per sempre, ma non per quello che lui sperava. Il boato, contenuto, c’è ma il clima è surreale e anche Tentardini, uomo di corsa e polmoni, forse vorrebbe correre di più per esultare ma sa che non avrebbe senso e non sarebbe rispettoso. Ma non gioire è impossibile per chi fa questo di mestiere e così la sua gioia diventa un raggio di sole in una giornata nera, uno spiraglio di felicità in un momento di profonda tristezza. Un gol, per quanto possibile, consolatorio, una rete rincuorante nel suo piccolo. Siamo sicuri che lo stesso Alberto non avrebbe voluto fosse così e che il suo primo (e unico) gol in giallorosso avesse una cornice diversa. Ma quanto fatto nei due anni con quella maglia e la consolazione, magra, di aver portato un po’ di gioia quando la città ne aveva più bisogno renderanno i ricordi di Tentardini positivi. Come quelli della tifoseria nei suoi confronti.
Foto: US Catanzaro 1929