La partenza di Luca Martinelli apre l’interrogativo a chi possa toccare nel prossimo campionato indossare la fascia del capitano. Ad oggi la scelta più logica sembrerebbe indicare nel predestinato il bomber Pietro Iemmello. Una ipotesti che già stuzzica la fantasia dei tifosi, che si augurano che la fascia vada proprio al catanzarese Iemmello.
Al di là di ciò che è scritto e stabilito nella ufficialità del regolamento del gioco del calcio, il ruolo del capitano incorpora al suo interno anche altre peculiarità, doti cioè non scritte ma che ben caratterizzano una figura così fondamentale per la squadra. In sostanza, un esempio di affidabilità, chiamato alla responsabilità e alla capacità di vestire con saggezza i valori sani del calcio.
Di catanzaresi con la fascia al braccio ce ne sono stati diversi, ma chi meglio interpreta il sentimento della catanzaresità è certamente Fausto Silipo, oltre 200 presenze con la maglia delle Aquile e diverse con la fascia di capitano. A Catanzaro, due straordinarie promozioni in Serie A e dieci anni di fedeltà tra Seghedoni nel ‘71, la prima volta per i giallorossi e per una squadra calabrese e successivamente con Di Marzio nel ‘76, e li c’era anche Claudio Ranieri.
“Per un catanzarese giocare con la maglia del Catanzaro – esordisce Silipo – rappresenta il sogno di una vita, figuriamoci se viene investito anche dalla fascia di capitano è davvero l’apoteosi”
Un’esperienza che tu hai provato, è servita anche nella tua crescita professionale?
“Assolutamente sì, essere stato il capitano del Catanzaro è stata un’esperienza di vita interiore che mi ha portato verso un’intima unione con una realtà superiore, diversa, assoluta, fuori delle forme ordinarie di conoscenza e di esperienza. Un viaggio mistico con me stesso”.
Davanti a te avevi Adriano Banelli, tu quella fascia la indossavi quando lui non era disponibile.
“È vero, con Adriano arrivammo insieme al Catanzaro, anche se io provenivo dal settore giovanile, nelle gerarchie di spogliatoio lui veniva prima, ma molte volte, da grande persona qual è era lui stesso a caricarmi di responsabilità facendomi indossare la fascia di capitano”.
Questa responsabilità oggi potrebbe finire sul braccio di Pietro Iemmello, come te catanzarese purosangue.
“Sarebbe un orgoglio per tutti noi catanzaresi, vedere Pietro con quella fascia al braccio in Serie B sarebbe una emozione fortissima anche per chi come me battaglie ne ha vissute tante sul campo. Guarda proprio su Pietro voglio aggiungere una cosa, mi hanno colpito molto le sue lacrime a Padova, e li ho capito che questa società era davvero cresciuta”
Nella tua esperienza da catanzarese capitano al Catanzaro c’è un particolare aneddoto che puoi raccontarci?
“In effetti qualcosa che non ho mai detto e che meriterebbe di essere raccontata c’è, visto che sono passati molti anni si potrebbe anche dire. Ad un patto però… che io ti dico il peccato ed il peccatore ma non mi devi chiedere altro… sulla vicenda… (chiosa sorridendo l’ex capitano)
Ok, Fausto… siamo tutti curiosi
“Quegli anni (dal 1967 al 1977 n.d.r.) sono il periodo di maggior splendore della storia dell’U.S. Catanzaro soprattutto grazie alle promozioni in Serie A, e di quanto fosse per me così importate anche da tifoso del Catanzaro era evidente a tutti i miei compagni di squadra. Nel corso degli anni, a volte capitava qualche scaramuccia negli spogliatoi, soprattutto con chi era una meteora e giocava poco. Accadeva quindi che assumessero un atteggiamento che a me non piaceva, che avrebbe potuto turbare la grande armonia che si era creata, allora da capitano in collaborazione con lo storico massaggiatore “Masino” facevamo una specie di gavettoni ai ribelli… come dire… qui sei a casa mia e comando io perché noi siamo il Catanzaro!”
Ed il Catanzaro di oggi, il ritorno in Serie B è punto d’arrivo?
“So che il presidente Noto non vuole lasciarsi andare a voli pindarici, e fa bene, ma è proprio la crescita che questa società ha avuto negli ultimi anni a farmi sbilanciare dicendo che si può ancora compiere una grande impresa. Noto sottolinea, giustamente, di voler fare calcio in maniera sostenibile ed in questo deve essere appoggiato da tutta la tifoseria. L’impresa di ritornare in Serie B non è stata facile ed è stata anche molto dispendiosa sul lato economico, ora non bisogna avere la frenesia di pretendere la luna. Sono stati bravi a lavorare con una programmazione seria ed oculata, con pazienza e calma hanno centrato una promozione strameritata. Il lavoro paga sempre è il presidente Noto ha individuato bene le figure professionali serie e molto preparate. Mi riferisco a mister Vivarini, al direttore generale Diego Foresti e al diesse Giuseppe Magalini”.
Quale squadra potrebbe vincere questo campionato? Ed il Catanzaro dove lo collochi?
“Il Palermo parte favorito, una grande campagna acquisti e l’obiettivo della promozione dichiarato ne fanno la principale candidata al salto di categoria. E a Palermo, lo sapete tutti ci ho lasciato una parte del mio cuore. Mi piacerebbe che a braccetto ai siciliani si accompagni il Catanzaro, che può contare su Vivarini uno degli allenatori più bravi in circolazione. Gli obiettivi delle Aquile giallorosse sono diversi, ma sull’onda dell’entusiasmo ogni scenario è possibile”
Tu sei arrivato in prima squadra dalle retrovie, ovvero del settore giovanile, su questo aspetto il presidente ha dichiarato di puntare ad una valorizzazione dei giovani. Cosa potrebbe servire al Catanzaro per crescere?
“E’ un tasto dolente, per molti anni il Catanzaro è stato alla merce di avventurieri e di venditori di fumo, tutta la Serie C accumulata in questi anni ha fortemente penalizzato anche lo sviluppo del Settore Giovanile. Ora si può mettere il passato alle spalle e cavalcare l’onda della promozione in Serie B per fa crescere i giovani. Vedi, lo stesso Iemmello, arrivato in Serie A con la maglia del Sassuolo non ha mai indossato la maglia del Catanzaro, e come lui ce ne sono diversi. Segno che si è creato un vuoto, una mancanza di figure che conoscono bene il territorio”.
In che modo oggi il Catanzaro potrebbe colmare il gup degli ultimi anni per far crescere il settore Giovanile?
“Dico la mia da uomo di calcio e da tifoso del Catanzaro, io assegnerei la panchina della Primavera ad un Catanzarese, o a chi si è cresciuto a pane, pallone e Catanzaro. Persone serie, preparate e vogliose ne abbiamo anche nella nostra città. Vedi, figure di questo genere sono importanti per una società come il Catanzaro, in questo è stato bravo negli anni passati il presidente Albano, aveva puntato molto sul settore giovanile e riuscimmo a valorizzare tanti giovani che approdarono in prima squadra e presero il volo per la Serie A”