Brescia – Catanzaro è un match dalle radici antiche (basti pensare al gemellaggio tra le due tifoserie che dura da oltre 40 anni) e suggestive. E quest’anno si giocherà in memoria di Carlo Mazzone, scomparso lo scorso 19 agosto dopo aver scritto pagine indimenticabili nella storia dei giallorossi, delle rondinelle, del Picchio e in generale del calcio italiano.
Sulla panchina giallorossa, Carlo Mazzone arrivò nella stagione 1978-1979 conquistando due salvezze, ma l’evento che lega indissolubilmente Mazzone e il Catanzaro è la salvezza conquistata nella stagione 1979-1980. I giallorossi fuorono ripescati in seguito alla retrocessione di Milan e Lazio per calcio scommesse ma Mazzone , diede di quell’impresa un’altra definizione: “Nel 1980 scoppiò il Totonero, l’anno prima ero riuscito a portare le aquile giallorosse nel massimo campionato. Lottammo contro quella bufera, chiudemmo terz’ultimi e quindi in teoria retrocessi, ma le penalizzazioni di Milan e Lazio, spedite in B dal tribunale sportivo, portarono al nostro ripescaggio, una parola che però non mi piace. Quello fu piuttosto lo scudetto degli onesti, il mio scudetto personale”.
Un altro aneddoto che lega l’allenatore classe 1937 e la piazza giallorossa è la ssfida interna contro la Juventus della stagione 1978-1979. Alla vigilia del match contro i bianconeri di Giovanni Trapattoni, il giornalista del Corriere dello Sport Alberto Marchesi (suo carissimo amico) si recò a Catanzaro per seguire gli allenamenti delle aquile.
Marchesi rimase estasiato dall’intensità degli allenamenti condotti da Mazzone e gli esclamò: “Carlo, la tua squadra va proprio forte, ma sai che la Juve la potete mettere in difficoltà“. E Mazzone gli rispose in modo sintetico: “Speriamo di riuscirci. Magari!”
Il giornalista seguì la seconda seduta di allenamento quello del venerdì e resta particolarmente sorpreso dall’intensità espressa da Ranieri e compagni. Così al termine dell’allenamento Marchesi si avvicinò a Mazzone e gli disse: “Ma sai che siete proprio bravi. Secondo me con la Juve potete pure vincere”. Mazzone gli rispose con una battuta: “Magara !”. In una vecchia intervista, Mazzone spiegò il termine magara: “Magara in romano significa ‘magari’, ma un ‘magari’ che dici di fronte ad una prospettiva davvero bella e soprattutto inaspettata”. Tornato a Roma, Marchesi scrive un articolo sul “Corriere dello Sport” e fin dalle prime righe definì il tecnico romano con l’appellativo “Er sor Magara“. Le aquile bloccarono sullo 0-0 la Juventus e quel sorannome da quel momento lo accompegnerà per tutto il resto della sua carriera di allenatore. Il match contro i bianconeri fu contrassegnato da due traverse: la prima fu timbrata da Palanca nel primo tempo con un gran tiro dal limite dell’area; la seconda da Causio, che sbagliò un calcio di rigore in avvio di secondo tempo.
Per conquistare il record di panchine in Serie A ( lo score recita 797 panchine all’attivo compresi 5 spareggi), furono necesserie tre stagioni sulle panchine delle rondinelle. Dalla stagione 2000-2001 alla stagione 2002-2003, ottenne 8°, 13° e 9° posto con le Rondinelle trascinate dalle giocate di Roberto Baggio, Pep Guardiola e Dario Hubner tra gli altri. Sulla panchina biancoazzurra, il tecnico romano si rese protagonista di uno dei momenti più iconici della sua carriera. In occasione di una partita contro gli acerrimi rivali dell’Atalanta, all’inizio del secondo tempo il Brescia era in svantaggio per 3-1 e l’allenatore veniva continuamente preso in giro dai tifosi bergamaschi, fino a quando Baggio segnò la rete del 3-2 ed Alessandro Rinaldi, con un autogol seguito ad una punizione calciata sempre da Baggio, siglò il 3-3, pareggio che il tecnico festeggiò correndo sotto la curva atalantina ed urlando in dialetto romanesco “li mortacci vostra”, gesto per il quale fu espulso dall’arbitro Pierluigi Collina.
Sabato pomeriggio, Brescia – Catanzaro avrà uno spettatore in più da lassù.
Tesseramento di Mazzone della stagione 1979-1980 alla guida dell’U.S. Catanzaro.
Foto in evidenza: Benedetto Carlostella