Vittoria sofferta dei giallorossi che rimontano lo svantaggio con l’uomo in più. Iemmello e D’Andrea spaccano la partita.
FORMAZIONI
Catanzaro 4-4-2: Fulignati, Veroli Antonini Scognamillo Situm, Stoppa Verna Pompetti Sounas, Biasci Ambrosino. All. Vivarini
Ascoli 3-5-2: Viviano, Mantovani Botteghin Bellusci, Celia Masini Di Tacchio Valzania Falzerano, D’uffizi Streng. All. Castori.
FAME DI PUNTI
L’Ascoli chiude in rimonta la prima frazione di gioco dimostrando di aver più fame di punti del Catanzaro. Sempre in anticipo sulle seconde palle, pochi fronzoli e tanta verticalità. Cross da destra e sinistra per le torri. L’undici di Castori spende tantissime energie, aggredisce alto e impedisce ai giallorossi di costruire con la solita disinvoltura. Mettiamoci anche le solite sbavature che da troppo tempo caratterizzano la manovra del Catanzaro e il risultato del primo tempo si spiega facilmente.
I padroni di casa passano al quarto d’ora con un colpo di testa di Antonini sul secondo palo, bella la palla morbida di Ambrosino. Gli ospiti rispondo con la coppia Valzania Falzarano che dialogano sulla destra e nel giro di un minuto trovano due occasioni per affondare. Prima è Valzania ad essere anticipato da Sounas in angolo, successivamente sugli sviluppi del corner i due trovano l’opposizione del solo Pompetti che non può contrastare il comodo traversone sul secondo palo per il colpo di testa vincente di Mantovani. L’ennesima situazione da analizzare a tavolino che trova impreparata la fase difensiva delle aquile.
L’Ascoli di Castori non molla un centimetro, capisce che può far sua la partita e insiste con l’aggressione alta che mette a nudo la difficoltà del Catanzaro di costruire in maniera fluida. Ne saranno protagonisti in negativo Verna e Pompetti, spesso imprecisi negli appoggi corti perché di corridoi puliti non ce ne sono. Lo scarico all’indietro e il giro palla tornano ad essere stucchevoli, tenendo lontani gli attaccanti e quindi agevolando chi invece fa della riconquista la sua arma migliore. Da un calcio di punizione sulla corsia sinistra battuto da Celia scaturisce il secondo gol degli ospiti. Perfetto il terzo tempo di Botteghin, scomposto quello di Situm. La palla s’insacca e per il Catanzaro è notte fonda. Allo scadere Scognamillo devia in angolo un traversone dal fondo di Celia.
L’aggressione alta non è una novità: tre in linea più i quinti larghi e il mediano alto a coprire il corridoio centrale. Il Catanzaro soffre, si affida al giropalla in difesa ma trova raramente la profondità. Serve un guizzo, una giocata di prima a saltare la seconda linea di pressione. Ci prova Scognamillo a imbeccare Biasci che però è seguito ad ombra da Botteghin ben oltre la propria area di competenza. Ci prova Veroli con qualche lungo linea per Stoppa, ma anche qui la marcatura di Falzerano e i raddoppi di Valzania. Proprio questi due saranno i protagonisti in positivo per il momentaneo pareggio nel miglior momento degli ospiti a metà della prima frazione di gioco.
L’assenza di Brighenti si sente meno di quella di Vandeputte. Due pezzi pregiati dello scacchiere di Vivarini che in difesa riesce comunque ad annullare Streng e contenere bene le sfuriate di D’Uffizi. Tuttavia i giallorossi soffrono sugli esterni, l’Ascoli gioca bene con i quinti affondando a sinistra con Celia e a destra con l’accoppiata Valzania Falzerano. Veroli in continua crescita tiene botta, Situm fa valere la sua esperienza.
In mezzo al campo Pompetti e Verna hanno il loro bel da fare con la spigolosità di Masini e Di Tacchio. Non c’è spazio per il bel gioco, non ci sono i tempi giusti per la giocata in velocità, il Catanzaro fatica tantissimo a uscire dal basso e trovare la profondità che Ambrosino e Biasci non riescono a garantire.
IL ROSSO CHE CAMBIA LA PARTITA
In dieci contro undici non è semplice, soprattutto per chi è abituato a giocare a uomo senza concedere spazi. Il fallaccio di Valzania su Veroli cambia l’inerzia del match in favore dei giallorossi che ovviamente trovano spazi e tempi per affondare. Difficile dire come sarebbe finita la partita senza l’espulsione del centrocampista bianconero, ma il calcio è fatto anche di episodi. Talvolta contro, altre volte a favore.
La ripresa è iniziata con il doppio cambio di Biasci e Verna per Iemmello e Petriccione. Il primo è servito a dare quell’impulso alla fase offensiva che la seconda punta non riusciva a dare, il secondo invece è tornato utile per una più attenta ed efficace distribuzione in mezzo al campo. Chiaramente non si tratta di una bocciatura, bensì del consueto ed indispensabile avvicendamento che serve a dare nuova linfa al gioco. D’altronde quando l’avversario ti ha preso le misure l’unica cosa da fare è mescolare le carte cambiando le dinamiche e quindi gli uomini. Un esempio calzante è stato l’ingresso di D’Andrea al posto di Sounas pochi minuti dopo l’espulsione di Valzania.
La freschezza e la vivacità del talentuoso numero 7 hanno letteralmente trasformato le dinamiche sulla corsia destra. D’Andrea è capace di muoversi dentro e fuori dal campo, portarsi la palla sul sinistro e trovare il cross tagliente verso la porta. Situazione che si è ripetuta in ben tre occasioni, sebbene Iemmello Ambrosino e Donnarumma non ci siano arrivati per questione di centimetri. Ma se il sinistro è il piede forte, quel demonio di D’Andrea s’inventa anche la finta di corpo supera l’avversario sullo scatto e la mette dentro con il destro per l’autogol di Bellusci.
Il pareggio dei giallorossi è arrivato nel momento di massima pressione di cui le aquile sono stati capaci. Pari agguantato con i denti cui è seguita la ricerca del contro sorpasso firmato da capitan Iemmello di testa su assist di Donnarumma, intelligente movimento sul primo palo e spizzata che taglia fuori la linea difensiva avversaria.
Un paio di contropiedi dei giallorossi sono stati invece gestiti male pur trovandosi in superiorità numerica. La reazione dell’Ascoli è stata più di frustrazione che di testa, ma con i cambi effettuati da Castori per risistemare la squadra nel 3-5-1, sacrificando la seconda punta D’Uffizi oltre a Falzerano e Di Tacchio, l’attacco era fin troppo spuntato per sperare in un miracoloso recupero.