Della serie “pure i pulici hannu a tussa”- perché è indubbio che chi scrive non divora tutte le strade provinciali ed autostrade per andare a sostenere la squadra, ma non per questo si considera meno tifosa, anche se per i più, poco competente- dopo attenta riflessione riteniamo di dover esprimere il nostro pensiero in merito al comportamento della squadra giallorossa e di una parte della tifoseria al seguito. Che i risultati non siano eccellenti è alquanto palese, che i tifosi sostengano la squadra in trasferta macinando km e senza mai risparmiarsi, che si distinguano tra le migliori curve, elevando il livello di partita in partita, malgrado l’atteggiamento lassista dei calciatori è altrettanto evidente, eppure un paio di considerazioni a questo punto sembrerebbero d’obbligo.
È vero che il Catanzaro non si discute e si ama, ma qualunque genitore che dimostri amore a prescindere ai propri figli, giustificando comportamenti scorretti, irresponsabili, poco rispettosi della famiglia e delle sue regole, certamente non fa il loro bene. Invece, per una strana legge del contrappasso, una parte della tifoseria è schierata a sostegno della squadra a prescindere, e continua a tributare applausi anche di fronte ad un atteggiamento poco sportivo e soprattutto irresponsabile ; il dubbio è che questo sostegno, piuttosto che produrre nei giallorossi un atteggiamento di rivalsa, una risposta accettabile, un impegno ad onorare la maglia, le cui modalità sicuramente non devono essere chiarite alla rosa di Vivarini, da qualche giornata non fa altro che avallare mancanza di attenzione, superficialità e irrispettosità nei confronti dei tifosi giallorossi.
Ora, se è vero che un amico non ti fa solo ridere ma ti fa anche piangere, è legittimo pensare che questa squadra cominci a versare qualche lacrima e a riflettere sugli errori che cominciano a diventare un po’ troppi anche per una compagine che deve affrontare un campionato mirante alla salvezza e certo non alla promozione in serie A?
Anni fa, durante la gestione Cosentino, una delle squadre giovanili ricevette feroci critiche per un comportamento analogo: medesime parole furono rivolte a ragazzini di nemmeno 17 anni, che compresero la necessità della “sgridata” e tornarono ad onorare la maglia più e anche meglio di quanto non avessero fatto in precedenza.
A costo di incorrere in una ridda di considerazioni malevole e poco felici, è arrivato il momento che la tifoseria, la città, la dirigenza ricomincino a navigare tutti nella stessa direzione, che non significa vittorie e risultati prestigiosi, record su record e riconoscimenti a gogo, ma semplicemente continuare a fregiarsi dei colori giallorossi con profondo rispetto, in modo dignitoso, essenzialmente col cuore e sul cuore.
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