Sport e religione hanno spesso incrociato le loro strade, i Giochi Olimpici, ad esempio, sorti nel 776 a.C. erano prima di tutto una funzione religiosa, con Giove al centro del quadrilatero sacro di Olimpia.
La scena immortalata ieri dall’area comunicazione dell’U.S. Catanzaro, con quel bambino inginocchiato per terra a baciare il logo dell’U.S. Catanzaro, è una dichiarazione d’amore, rappresenta quanto di più poetico e romantico si possa trovare in uno stadio di calcio.
L’apostolo Paolo in una delle sue lettere (1 Corinzi 9,24-27) paragona la vita cristiana alle competizioni sportive, per dire che i cristiani dovrebbero considerare la propria vita come una corsa che va affrontata tenendo gli occhi fissi al traguardo da raggiungere.
Sempre nella prima lettera ai Corinzi (13:1-13 NR94) c’è l’esaltazione all’amore: “L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non verrà mai meno”.
Questo club è ritornato al suo antico splendore anche grazie alla passione della sua tifoseria, da padre in figlio è stato tramandata una scelta di vita, una ragione di vita… un amore che non verrà mai meno… e non può essere certo una sconfitta ad annullarlo… Forza Catanzaro!