Era il 6 luglio 2017 quando la famiglia Noto rilevava l’85% delle quote societarie del Catanzaro calcio. Una data memorabile per l’intera comunità giallorossa. I cambiamenti che prendono avvio da quel momento sono un susseguirsi di scelte, stravolgimenti, conferme, ma anche errori. Dai mesi di transizione, al rilancio di nuovi progetti tecnico-sportivi, passando dalle speranze di una svolta repentina, alla consapevolezza di “dover” costruire con discernimento e mitezza una formula che risultasse vincente.
A questo scopo, l’inesperienza dei primi anni ha lasciato il posto ad un modello organizzativo improntato sull’efficienza e la professionalità di alcune figure chiave imprenscindibili al raggiungimento di alcuni risultati sportivi. Un nuovo modello che – nel corso del tempo – ha assunto una notevole importanza grazie alla potente contagiosità di un fenomeno sociale che per troppo tempo ha subito il martirio del silenzio.
Tuttavia, parrebbe riduttivo ricondurre le metamorfosi di questo cambiamento ad uno schema puramente scientifico e di natura “aziendalistica”. È evidente che il raggiungimento di determinati traguardi riconosce – in modo irrinunciabile – la presenza di una componente emotiva che influisca in maniera determinante all’obiettivo.
In un mondo così indefinibile – come quello del calcio – la passione si erge a massimo esponente.
La famiglia Noto è riuscita a mescolare opportunamente tutti questi ingredienti, posando la prima pietra per la costruzione di un modello diventato da esempio per molte società calcistiche, ma riuscendo – anche – nell’impresa di restituire dignità ad un capoluogo ormai quasi dimenticato.
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