Il calcio non è solo sport. Il calcio è passione, appartenenza, vita. E a Cosenza, questa verità scorre nelle vene di ogni tifoso, ma in nessuno più che in Ernesto, meglio conosciuto come “Ernestino” tra gli spalti del San Vito-Gigi Marulla.
Ernestino è un giovane tifoso rossoblù con il cuore che batte forte per il Cosenza. O meglio, che ha ripreso a battere, dopo un periodo difficile in cui la sua salute lo aveva costretto a stare lontano dal suo amato stadio. Per settimane, i gradoni rossi e blu hanno sentito la sua mancanza, e le sue accese dichiarazioni contro il Catanzaro, acerrimo rivale calcistico, erano solo un’eco lontana. Ma i veri guerrieri non mollano mai. Dopo cure e attenzioni, i dottori gli hanno dato il via libera: poteva tornare sugli spalti. E quale occasione migliore per farlo se non il derby più infuocato della Calabria?
A sorpresa, però, non è stato il Cosenza a riabbracciarlo per primo, ma proprio il Catanzaro. La società giallorossa, con il presidente Floriano Noto in testa, ha voluto omaggiarlo con un invito speciale per assistere alla partita più sentita dell’anno. Ernesto ha accettato con il sorriso, forse con un pizzico di scetticismo, ma da tifoso vero sapeva che certe occasioni non si rifiutano. E così, in prima fila, ha assistito al match che si è rivelato una disfatta per il suo amato Cosenza: un netto 4-0 a favore del Catanzaro. A fine partita, con la voce spezzata dall’emozione e dalla delusione, ha rilasciato una dichiarazione tanto dura quanto sincera: “Cosenza indegno di questa categoria. Surclassati da un Catanzaro e da un 4-0 che segnerà il nostro campionato“.
Parole amare, da tifoso ferito, ma dette con la passione di chi il calcio lo ama per davvero. Nonostante la sconfitta, il momento più emozionante è arrivato quando il presidente Noto gli ha consegnato una targa in ricordo della giornata. Un gesto di grande sportività e rispetto, che ha dimostrato come il calcio possa essere rivalità, certo, ma anche unione e umanità. Ernesto, con quella targa tra le mani e gli occhi lucidi, ha capito che il calcio non è solo vincere o perdere, ma vivere. E lui, oggi, ha vinto la sua partita più importante.