Il 13 gennaio 1952 rappresenta una delle pagine più buie nella storia del calcio catanzarese, segnando un episodio di violenza e disordini che lo ha collocato tra le partite italiane con il maggior numero di feriti. In occasione della 17ª giornata del campionato di Serie C, girone D, il match tra Catanzaro e Brindisi si concluse con un punteggio di 0-2 sul campo e successivamente 0-2 a tavolino.
L’episodio scatenante di questa violenta escalation fu il controverso arbitraggio di Giulio Notargiacomo di Roma, che al 70’, con il Catanzaro già sotto di una rete (Pavan al 26′), assegnò un calcio di punizione in favore del Brindisi al limite dell’area di rigore catanzarese. La decisione dell’arbitro ritenuta ingiusta provocò proteste veementi da parte dei giocatori giallorossi, mentre sugli spalti la situazione divenne insostenibile. I tifosi, in preda all’ira, iniziarono a lanciare ogni genere di oggetti verso il direttore di gara.
Fu necessario l’intervento delle forza dell’ordine che schierarono tempestivamente un cordone di circa 200 uomini intorno al perimetro del rettangolo di gioco.
La tensione aumentò ulteriormente quando, al 73’, Bearzi eseguì il calcio di punizione, mandano il pallone direttamente in rete scatenando la reazione furiosa della tifoseria catanzarese. Nonostante il cordone di sicurezza formato da circa 200 agenti tra polizia e carabinieri, i tifosi riuscirono a forzare la linea difensiva e invadevano il campo con l’intento di aggredire l’arbitro e i suoi collaboratori.
A seguito di tali eventi, la partita fu sospesa e per riportare la calma ci volle circa un’ora. Il bilancio finale fu drammatico: 40 feriti, di cui 12 tra le forze dell’ordine, e 20 arresti, di cui la metà riguardò noti professionisti catanzaresi che diedero origine ai disordini.
L’agenzia ANSA riportò immediatamente l’accaduto a tutte le redazioni, enfatizzando l’aggressione fisica subita dagli arbitri e dal commissario di campo. Quella stessa sera, Notargiacomo presentò un rapporto telefonico (non si trattava comunque del referto ufficiale) ad un supervisore dell’AIA, sostenendo di essere uscito malconcio dal “Militare“. Tuttavia, la narrazione resa dall’Ansa fu messa in discussione da un telegramma dell’allora sindaco di Catanzaro, Francesco Bova, il quale rassicurò che la terna arbitrale non era stata aggredita e che aveva potuto lasciare la città senza conseguenze.
La situazione si aggravò ulteriormente con la decisione del giudice sportivo, che inflisse all’U.S. Catanzaro la perdita della gara per 2-0 a tavolino, il risarcimento dei danni agli arbitri e alla squadra ospite, oltre alla squalifica del campo per un anno, fino al 31 dicembre 1952.
Successivamente, il 4 marzo, la Commissione di Appello Federale ridusse la squalifica fino a tutto il 30 aprile 1952.