Ci sono partite da vincere al di là di ogni tatticismo e quella odierna per i giallorossi era l’occasione migliore. L’avversario, il Sudtirol, non aveva la stessa fame di punti, la stessa determinazione e intensità dei giallorossi. Il match praticamente è durato soli 45 minuti, mentre sono stati appena 5 quelli serviti al Catanzaro per sbloccarla con Pontisso. Poi ci ha pensato il capitano, con un gol capolavoro e un rigore procurato da Coulibaly, a chiudere i conti.
FORMAZIONI
Catanzaro 3-5-2: Pigliacelli, Bonini Scognamillo Brighenti, D’Alessandro Pompetti Petriccione Pontisso Situm, La Mantia Iemmello. All. Caserta.
Sutirol 3-4-2-1: Drago, Masiello Kofler Pietrangeli, Davi Praszelik Arrigoni Rover, Casiraghi Molina, Odogwu. All. Valente.
IL CATANZARO STRAVINCE
Nel nuovo corso del sistema di gioco deciso da mister Caserta ciò che traspare è la rinnovata vitalità del centrocampo giallorosso, che nonostante la sostituzione del play basso ha continuato a dettare i ritmi superando la linea di pressione degli altoatesini con agilità. Le aquile hanno letteralmente preso il volo con le due mezzali Pompetti e Pontisso, inizialmente schierati rispettivamente a destra e sinistra di Petriccione. Il 10 giallorosso, vittima di un affaticamento muscolare, verrà sostituito da Coulibaly intorno alla mezz’ora di gioco e questo non farà che aumentare la pericolosità del Catanzaro con una mezzala ancora più offensiva davanti e un Pompetti decisamente vivace.
La partita di Pompetti è stata fondamentale per bloccare una delle pedine chiavi del gioco di Valente e cioè la mezzala Prazselik. Quando Petriccione ha lasciato il campo è stato Coulibaly a prendersi “cura” dell’avversario con lo stesso Pompetti che arretrava in cabina di regia. Il cambio ha dato una marcia ancora più offensiva ai giallorossi che con Coulibaly fra le linee hanno mezzo in crisi il centrocampo del Sudtirol, con Casiraghi e Molina tagliati fuori e i reparti allungati. Valente si è sgolato a più riprese chiedendo ai suoi di restare corti, ma con D’Alessandro che sfuriava a sinistra e le due punte Iemmello e La Mantia a tenere in apprensione la retroguardia la partita si è fatta subito in salito per gli ospiti.
Una partita esemplare quella di Pontisso, che al netto dei suoi detrattori convince per la costante abnegazione con cui riveste il proprio ruolo. Nel calcio talvolta basta fare le cose più semplici per risultare decisivi e Simone con tanta disciplina tattica fa quello che deve. Buoni i movimenti in fase di costruzione anche se non coinvolto direttamente nella trasmissione, indispensabile in fase di interdizione quando c’è da fare filtro, intelligente nella fase offensiva perché viene dentro al campo e trova il modo di servire D’Alessandro. Se poi ci mettiamo che ha già realizzato 3 marcature (la scorsa stagione si era fermato a un paio) cosa dovremmo chiedere di più al buon Simone?
Quanto contano le mezzali nel 3-5-2 è superfluo sottolinearlo, non fosse altro che a occhio nudo si è visto come a centrocampo l’ingresso di Coulibaly abbia inciso al punto da impedire al Sudtirol di alzare il baricentro. Ovviamente non ci è riuscito da solo, ma con un’ottima serie di blocchi e marcature a uomo che hanno impedito agli ospiti di fare gioco. Il Sudtirol ha finito per allungarsi provando qualche palla lunga per Odogwu, ma le attente marcature sui trequartisti (Casiraghi e Molina) finivano per rendere sterile la giocata lunga tagliando disperatamente fuori dalla ripartenza dei padroni di casa proprio quegli elementi che avrebbero dovuto far salire il baricentro.
Non essendo squadra abituata al palleggio e non trovando corridoi liberi per i riferimenti offensivi, il Sudtirol non ha avuto la necessaria capacità di uscire dalla pressione e far respirare la linea di difesa che è rimasta schiacciata, con cinque elementi in linea e pochissime chances di far gioco sulle corsie laterali. Rover è stato schierato a destra, Davi a sinistra. Nessuno dei due ha mai davvero tentato qualche fuga lungo la fascia e questo la dice lunga su come sia stata impostata la partita tatticamente. Caserta ha indovinato tutte le mosse mentre Valente non è riuscito a trovare una soluzione tattica in mezzo al campo. Vediamo perché!
Il Catanzaro ha giocato con le due mezzali a piede invertito e questo significava vedere Pontisso e Pompetti venire dentro al campo, mentre i quinti si allargavano sulla fascia. La capacità delle mezzali di giocare dentro il campo e fra le linee nasce dal movimento a venire incontro di Iemmello che diventa il vertice alto dei classici triangoli che si formano in campo. Quindi un classico 3 vs 3, che premia la numerosità delle aquile in zona palla. Quando infatti Pontisso riceve oltre la prima linea di pressione lo scenario è promettente: D’Alessandro aggredisce lo spazio alle spalle del quinto avversario, il braccetto avversario accorcia le distanze e si mette a metà strada sul corridoio che potrebbe aggredire Bonini oppure di capitan Iemmello, che si muove lungo la linea di difesa avversaria girando intorno a La Mantia. La punta giallorossa è volutamente statica perché porta via un difensore di esperienza come Masiello, ma soprattutto consente a Iemmello di giocare dove c’è più spazio regalando perle di rara bellezza.
L’azione del secondo gol è un gioiellino firmato Iemmello che dialoga con Pontisso e poi conclude con un pallonetto beffardo. Il capitano va a prendersi palla molto lontano dall’area, quasi a ridosso della linea laterale, così D’Alessandro porta via l’uomo centralmente e Pontisso può guadagnare il fondo. Iemmello decide di imbeccare proprio Pontisso che riceve e chiude il triangolo con una palla di ritorno un po’ forte. Pietro vede rimbalzare la sfera sul piede mancino e sfrutta quell’attimo in cui la palla è sospesa per calibrare un pallonetto sul secondo palo su cui nulla può Drago.
Un gol da vero campione che mette a tacere la ridda di voci che voleva la testa dell’allenatore. Si gioca a calcio, si sbaglia e ci si corregge. Dopo un impatto sicuramente poco edificante, rosa e staff tecnico stanno risalendo la china con umiltà e senso di responsabilità. Probabilmente occorrerà fare qualche accorgimento nella finestra di calciomercato, ma la sensazione è che in campo il Catanzaro ci sappia stare più che bene.
SI RIVEDONO ANCHE I PIU’ GIOVANI
Stante la situazione di vantaggio si sono rivisti anche Pagano, Cassandro e Ceresoli. I primi due hanno giocato per quasi tutto il corso della ripresa, mentre il tutta fascia a sinistra ha avuto a disposizione gli ultimi 20 più recupero. Un’iniezione di forze fresche che ha vivacizzato la ripresa dimostrando quanta voglia abbiano, soprattutto quelli fin qui poco impiegati, di farsi valere in campo. Pagano ha rilevato Pontisso, mentre l’ingresso di Cassandro è servito a far rifiatare D’Alessandro. Nell’occasione, come già accaduto in altre partite, Situm è stato dirottato sulla corsia sinistra per poi uscire più tardi e lasciare il posto a Ceresoli.
L’impatto più significativo lo ha avuto Pagano, che in mezzo al campo sa come muoversi e dimostra di trovarsi a proprio agio con la giocata palla a terra e il fraseggio corto. Il talento scuola Roma vive un buon momento di forma, ha provato qualche guizzo offensivo senza la necessaria precisione negli uno-due rapidi tentati con i compagni di gioco.
Ceresoli e Cassandro non hanno spinto molto sulle corsie, ma questo perché il match aveva già preso una direzione ben precisa e non c’era bisogno di scoprirsi sulle corsie. Pertanto, i due laterali si sono limitati alla fase difensiva oppure si sono fatti vedere in appoggio alla fase di costruzione. Soprattutto Cassandro ha sofferto perché, con l’uomo addosso sulla corsia, non riusciva a trovare il modo di scaricare all’indietro sul braccetto difensivo. Una situazione che si è ripetuta più volte e che va corretta perché il giocatore ha un movimento naturale che tenta di aggirare l’avversario facendo scorrere la palla, ma questo comporta che, se si usa il sinistro come piede di appoggio, per cambiare direzione e lasciare l’avversario alle spalle, diventa complicato usare il piede destro per scaricare indietro quando necessario. Si rischia di ciabattare la palla e infatti Cassandro in più di un’occasione prima ha tentato di saltare l’avversario e poi ha finito per farsi chiudere in uscita. Movimento da rivedere.
Come tutti quelli che partono dalla panchina, Pagano, Ceresoli e Cassandro hanno bisogno di giocare con maggiore continuità per trovare le migliori affinità in campo. È il solito problema di tutti gli allenatori, soprattutto quelli che hanno una rosa abbondante.