Dura anche la presa di posizione di Alfredo Iuliano, padre di Mark, ex difensore della Juventus che accusa alcuni tifosi del Cosenza.
La violenza non giustifica violenza, ogni forma va condannata e punita (la provocazione come la reazione) con ogni mezzo e nulla ha a che vedere con il mondo del calcio. Ma la stessa punizione va inflitta a coloro che distolgono la realtà dei fatti, come a coloro che a mezzo social istigavano i tifosi cosentini a recarsi di notte all’Hotel dove alloggiava il Catanzaro. Un social non può essere zona franca, il nostro riferimento è ad alcuni esponenti della stampa cosentina, così come a quegli intellettuali bruzi, comodamente seduti sul divano di casa che si sono fatti portatori di una verità distorta e falsa.
Sono tutti screenshottati, così come a quei mass media cosentini che hanno messo in moto la macchina del fango, con l’intento di screditare una tifoseria che negli ultimi anni ha mosso complessivamente centinaia di migliaia di tifosi al seguito della squadra senza che ci fosse un solo incidente. Così come a coloro che hanno diramato la notizia che negli incidenti scoppiati fuori dallo stadio, al termine del derby, sia rimasta ferita una bambina e addirittura un’altra è finita in coma. Un modo meschino di fare informazione che non rende onore neanche a quella parte sana e costruttiva della città di Cosenza. E sono tanti i tifosi del Cosenza che si sono indignati per come è stata manipolata l’informazione, squarciando l’ipocrisia di chi ha simulato atteggiamenti non corrispondenti al vero.
Gli incidenti a cui si fa riferimento sono quelli avvenuti al Mc Donald in Via Marconi a Rende. Nell’informazione resa da alcuni mass media di Cosenza, si vuole che i tifosi del Catanzaro siano scesi dai pullman ed abbiano iniziato ad aggredire alcune famiglie che si trovavano all’interno del locale, addirittura cercando di forzare l’ingresso.
Ci sono però le testimonianze dirette di diversi tifosi del Cosenza che raccontano di come siano andati realmente i fatti con tanta di documentazione video. “Ero li fuori a mangiare un panino con i miei amici, di fianco a noi c’erano gli ultras del Cosenza. Noi inizialmente non avevamo capito niente, ma appena arrivato il pullman del Catanzaro (doveva per forza passare da li per prendere l’autostrada) gli ultras del Cosenza hanno iniziato a sparare bombe indossando i passamontagna e avevano dei manganelli in mano con fumogeni e bottiglie di vetro”.
Dura anche la presa di posizione di Alfredo Iuliano, padre di Mark, ex difensore bianconero: “Ma di quale rivalita’ parliamo con il Catanzaro? Citta che ha onorato per dieci anni la serie A. Sarebbe ora di pensare ad un gemellaggio tra città calabresi. Improntare i nostri rapporti col civismo . Questa barbarie ridicola con il capoluogo di regione non fa altro che isolare Cosenza dal contesto sportivo regionale. Lo squadrismo dei tifosi catanzaresi è una risposta alle provocazioni che giungono da quattro smidollati cosentini. Salviamo la categoria ,è già un bel successo. Anché perché i giallorossi hanno una buona possibilità di andare in A .Detto per inciso ,sia con la Samp che col Catanzaro potevamo portare a casa due pareggi utilissimi. Ma siamo un popolo provinciale che la serie A la vede solo in televisione. Questa pretesa di essere degli esperti ci rende presuntuosi e ridicoli”.
Stranamente quella parte della stampa cosentina che distorce la realtà dei fatti non fa però riferimento all’incivile accoglienza riservata all’interno dello stadio, esattamente nella “Tribuna Rao” ad alcuni dirigenti dell’U.S. Catanzaro, tra cui Leone Luca Noto vicepresidente e figlio di Floriano (presidente), accolti con lancio di monete, sputi e bottigliette d’acqua e scortati nel settore ospiti!!!
A questo gioco al massacro contro la tifoseria catanzarese non ci stiamo, condanniamo ogni forma di violenza, così come condanniamo ogni tipo di informazione che manipola la verità dei fatti.
Esattamente bravi ottimo pezzo, come vi avevo chiesto sotto l’altro post