Nonostante la precaria posizione in classifica, la Feralpi è tutt’altro che una squadra semplice da affrontare. Nelle ultime quattro uscite Zaffaroni ha confermato in blocco l’undici titolare raccogliendo risultati importanti e prestazioni di buon livello che tengono i ragazzi di Salò pienamente in corsa nella disperata ricerca di punti salvezza.
Il sistema di gioco è un classico 3-5-2 con Fiordilino play basso, due ali con molta gamba e l’estro del numero 10 (Di Molfetta) che si divide fra il ruolo di mezz’ala e quello di trequartista a ridosso degli attaccanti. In fase di possesso la Feralpi dimostra un ottimo palleggio e un’idea di gioco decisamente orientata al possesso palla finalizzato a trovare l’uno-due in spazi ristretti per attaccare l’ultima linea di difesa avversaria. In fase di non possesso l’atteggiamento è aggressivo con pressione alta posizionale (dunque volta a coprire le linee di passaggio) che porta i due interni di centrocampo a uscire dai ranghi per intervenire, in base alla situazione di gioco, in marcatura su chi riceve palla oppure nella eventuale fase di riaggressione.
SDG 3-5-2
FDP 3-3-4
FDN 5-3-2
COSTRUZIONE
La costruzione dal basso è orchestrata con i tre difensori centrali più Fiordilino e le due ali che si distribuiscono in ampiezza rendendo automaticamente difficoltosa la pressione avversaria date le ampie distanze da coprire.
L’orientamento di base è orientato a superare la prima linea di pressione facendo viaggiare la sfera sulle corsie laterali dove DiMolfetta e Kourfalidis aprono corridoi interessanti con movimenti orizzontali in attesa che le ali guadagnino metri preziosi per innescare la fase di sviluppo.
SVILUPPO E LATERALITÀ
Per quanto la Feralpi non disdegni la giocata lunga, nella fase di sviluppo e in particolar modo sulla lateralità offensiva si concentrano alcuni degli aspetti più interessanti dell’idea di gioco di mister Zaffaroni che spinge uno dei centrali difensivi a guadagnare metri di campo in cerca della superiorità numerica in zona palla.
Questa ricerca della superiorità non esclude che sia addirittura il play basso a spingersi ben lontano dalla propria zona di competenza in un sistema di rotazioni che vedono il quinto opposto scalare in copertura preventiva e le mezzali muoversi dentro e fuori dal campo, la prima in supporto dello sviluppo la seconda in aggressione sul lato debole.
RIFINITURA
Fra le linee si fanno trovare tanto il fantasista Di Molfetta quanto la punta Butic. Se il primo sfrutta le proprie qualità tecniche per trovare l’imbucata giusta in favore di compagni, il secondo lavora molto di sponda agevolando il dai e vai oppure spizzando di testa con discrete qualità aeree sulle palle alte. Si assiste dunque alla classica giocata per chi viene a rimorchio con buona dinamicità nelle triangolazioni in spazi stretti.
PRIMA AZIONE DIFENSIVA
La prima azione difensiva, in fase di non possesso, è organizzata con cinque-sei elementi in modo da coprire le linee di passaggio e spingere l’avversario alla giocata lunga. Dietro le due punte troviamo i quinti di centrocampo (più stretti in linea orizzontale) e i due interni di centrocampo.
Non è insolito che il play esca in marcatura su una delle possibili fonti di gioco avversarie, in questo caso il quinto più lontano (Begonzi) scala sulla linea di difesa, che si alterna a 4 oppure a 5 restando alta per favorire la massima copertura e un’immediata aggressione sulle seconde palle.