Il Catanzaro rimedia la settima sconfitta in campionato, terza di fila dopo i KO con Ascoli e Brescia, manifestando evidenti difficoltà dalla cintola in su. La Reggiana invece viaggia sulle ali dell’entusiasmo e sui centimetri dei suoi avanti che mettono in grave imbarazzo il pacchetto arretrato giallorosso.
FORMAZIONI
Reggiana 3-4-2-1: Bardi, Marcandalli Sampirisi Szymynski, Pieragnolo Bianco Kabashi Fiamozzi, Girma Crnigoj, Gondo. All. Nesta.
Catanzaro 4-4-2: Fulignati, Scognamillo Brighenti Krastev Situm, Vandeputte Verna Pontisso D’andrea, Sounas Ambrosino. All. Vivarini.
DIVERSE NOVITA’ FRA LE FILA GIALLOROSSE
Oltre all’esordio per Krastev sono diverse le novità nell’undici giallorosso. Sulla corsia destra ci sono Situm e D’Andrea, mentre Sounas va a fare la seconda punta spostandosi sulla corsia sinistra e dimostrando un’ottima intesa con Vandeputte. In mezzo al campo ci sono Pontisso e Verna con quest’ultimo che viene a ricevere fra le linee. Infine Scognamillo braccetto di sinistra, non certo una novità per il difensore.
Il Catanzaro aggredisce sulle corsie laterali confezionando due grosse chances da rete. in entrambe le occasioni è D’andrea ad avere la palla per arrivare al gol, nella prima incrocia troppo il tiro da posizione ravvicinata dopo un brillante taglio in area. Nella seconda invece non riesce a controllare il traversone di Vandeputte che aveva saltato Fiamozzi nell’uno contro uno.
Non ci sono variazioni nelle dinamiche di sviluppo di gioco che insistono sempre sulla fitta rete di passaggi con costruzione bassa e verticalizzazione orientata ad entrare in area superando le ultime due linee di difesa avversarie. Per quanto Verna cerchi di farsi trovare fra le linee, il Catanzaro riesce a sfondare centralmente in un’unica occasione con Pontisso che prova la botta ma Bardi respinge.
REGGIANA AGGRESSIVA E VANTAGGIO DI GIRMA
I padroni di casa hanno controllato il gioco più o meno equamente rispetto agli ospiti, sfruttando la propria capacità di palleggio ma soprattutto i centimetri di Girma e Kondo che consentivano di far salire la squadra uscendo dalla pressione. La squadra agli ordini di Nesta si è mossa con buona elasticità chiudendosi a riccio e aggredendo lo spazio dopo la riconquista.
L’uomo del match è Girma, l’altissimo trequartista fa da perno centrale catalizzando moltissime palle alte e innescando Gondo a più riprese. I due attaccanti granata dimostrano un’ottima intesa, ma sarà l’egiziano a siglare la rete che deciderà il match con un terzo tempo perfetto su palla inattiva.
La rete quasi allo scadere della prima frazione di gioco è un toccasana per i padroni di casa che nel corso della ripresa si affacceranno dalle parti di Fulignati in una sola occasione con Gondo che perde un tempo di gioco e sciupa il possibile raddoppio.
IL CATANZARO CI PROVA MA CON SCARSA INCISIVITA’
I giallorossi entrano con grinta nella ripresa e controllano il possesso palla stringendo l’avversario nella propria trequarti, ma senza mai davvero riuscire a concludere nello specchio della porta. Con l’uscita di Sounas, Vandeputte perde un valido punto di riferimento esaurendo la spinta offensiva che almeno nella prima frazione di gioco aveva creato qualche imbarazzo alla retroguardia granata.
Non riuscendo a trovare superiorità sulle corsie e mancando le condizioni (o le capacità) per tentare l’uno contro uno, Il Catanzaro prova a sfondare centralmente con la verve di Ghion che tuttavia finisce per scontrarsi contro un muro di avversari. A spezzare i ritmi del forcing giallorosso ci pensa sempre Girma, che l’attentissima difesa dei padroni di casa trova puntualmente ad ogni palla spazzata oppure ad ogni rilancio. Una giornata da incubo per Brighenti.
L’unica parata di Bardi sarà sulla punizione di Ambrosino. Troppo poco per una squadra abituata ad affacciarsi nell’area avversaria con una media realizzativa ben diversa.
COSA NON FUNZIONA
Si è rotto qualcosa nei meccanismi di gioco, nella fluidità della manovra, nelle marcature, nella capacità di uscire dalla pressione e infine nella pericolosità offensiva. Quest’ultima non è solo dipesa dall’indisponibilità di attaccanti navigati come Iemmello o Donnarumma, ma anche e soprattutto dall’insolita difficoltà di trovare le verticali giuste.
Se si analizzano le ultime tre sconfitte emerge con evidenza la bontà della rosa di Nesta rispetto a quella di Maran o Castori, eppure tutte e tre hanno fatto le stesse cose, cioè quello che era logico attendersi da chi ha fame di punti. Aspettare e ripartire, chiudere le fonti di gioco e aggredire, capitalizzando al massimo le proprie chances da rete. Le ultime tre avversarie erano alla portata dei giallorossi, eppure lo score in classifica recita zero punti.
Il famoso palleggio del Catanzaro diventa stucchevole, dunque fine a sé stesso nel momento in cui non si dimostra capace di stanare l’avversario e aggredirlo fra le linee. In fase di costruzione si guadagnano metri di campo al rallentatore, ma l’avversario non ci casca più. Quel tipo di mossa è stata superata da una non-pressione alta che costringe dunque i giallorossi a non commettere il minimo errore dove si sente più forte… ma anche dove è più innocuo.
La ricerca del corridoio giusto è troppo lenta, troppo prevedibile. Se la lettura è semplice lo saranno ancor di più le contromisure. Se l’avversario si chiude con tutti gli effettivi dietro la linea della palla è davvero arduo pensare di dialogare palla a terra in spazi strettissimi e magari con qualche colpetto di tacco o qualche torsione del busto. Chi riceve ha le spalle alla porta, chi si propone per lo scarico ha l’uomo addosso. Tutte situazioni di gioco che è davvero semplice leggere sul campo.
Mister Vivarini è costretto a richiamare i suoi spingendoli ad accorciare le distanze perché con i corridoi intasati diventa naturale allargarsi per ritagliarsi maggiore spazio, ma questo significa anche che alla prima palla persa bisogna correre dietro e dunque ripiegare. Un bel dispendio di energie che abbiamo letto nei volti di Vandeputte e Ambrosino come in quello di Brighenti.
Si tratta dunque di ritrovare quella rapidità negli scambi che consenta di vincere la giocata laterale in 3 vs 3 portando l’uomo al cross oppure al taglio in area. Si tratta di decidere per una soluzione di gioco e portarla avanti anche se consapevoli di non avere i centimetri necessari oppure l’angolazione ideale. Il Catanzaro ha smesso di provarci con convinzione, tergiversa.
Alla scarsa lucidità in avanti si aggiunge una considerevole quantità di errori tecnici dietro. Se in passato si riuscivano a contare anche dieci passaggi di fila precisi e ben calibrati, oggi sono ridotti a quattro e nemmeno tutti ben eseguiti. Nessuno è diventato brocco all’improvviso, ma è chiaro che è subentrata una certa insicurezza. Probabilmente dettata dalla stanchezza di un campionato lungo e impegnativo.
Le aquile arrivano alla pausa con un bagaglio di punti importante, ma anche con la consapevolezza che adesso bisogna ritrovare le energie fisiche e mentali indispensabili per riprendere il cammino verso la salvezza.