C’è un altro saluto in casa Catanzaro e c’è un’altra storia da raccontare. Tra le più belle forse, di sicuro la più dolorosa perché narrarla significa che è finita. Certo, col classico “vissero tutti felici e contenti”, certo con abbracci forti e lacrime di gioia, di sicuro con la promessa di rivedersi.
Ma il groppo in golo resta: come successo per Martinelli, resta per la perdita del calciatore ma anche per il saluto a un uomo vero, serio, sincero e appassionato. Pasquale Fazio – per tutti Lito – resterà per sempre nel cuore dei catanzaresi. E badate bene a questa frase: parliamo di catanzaresi tutti, non solo tifosi. Perché Lito ha sposato la causa Catanzaro in toto, ha fatto vivere qua la sua famiglia, ha fatto sì che le sue due bellissime bimbe frequentassero le scuole qui e facessero sbocciare la passione per la danza. Ha partecipato alla vita cittadina, ha stretto rapporti anche con chi non seguiva il pallone e non era tifoso del Catanzaro bensì di Fazio.
Beh, se doveste spiegare a qualcuno cosa significa la frase “uno di noi” raccontate la storia di Lito Fazio, uno talmente radicato nel tessuto territoriale che sarebbe stato amato e ricordato anche senza lo strepitoso successo sportivo ottenuto, al quale tra l’altro ha dato un contributo importante. Lo ha sempre detto anche lui di sentirsi catanzarese, lo ha ribadito nel suo messaggio di saluti via social, per quella che ormai sembra una moda ma che, vista la caratura dell’uomo siamo certissimi sia colmo di sincerità, soprattutto l’ultima parte quando afferma che non è un addio. Perché Fazio tornerà, appena potrà, a godersi il mare di Giovino, a salutare gli amici e, naturalmente, a vedere una partita del Catanzaro.
Quel Catanzaro di cui è stato pilastro per due stagioni fino a quel brutto infortunio che lo ha relegato a riserva – di lusso – nell’ultimo campionato. Tre annate dal bilancio più che positivo con due immagini che più di tutte resteranno impresse nella memoria.
La prima è un collage con due scatti simbolo che hanno per protagonista Lito e il Bari. Lui che nella stagione 21-22 nella gara di andata in Puglia commette forse l’unico grave errore della sua esperienza giallorossa che consente al Bari di segnare il gol partita. Il silenzio nel dopopartita, le scuse. E la voglia di ricominciare per un leone come lui. E il destino sa ripagare chi si rialza da una caduta. Così, un girone dopo al “Ceravolo” contro il Bari segna un gol di testa che sa di liberazione: è il momentaneo vantaggio che poi servirà a poco alla squadra ma tanto a Lito, che si è tolto un macigno pesante. Ma quella di Lito, come spesso accade alle persone buone e oneste, è una storia di cadute e ricadute, per dimostrare quanto si sia abili nel rialzarsi.
La seconda istantanea risale così al giugno del 2022. Il Catanzaro è stato appena eliminato dai playoff: la sconfitta, ingiusta, di Padova, la tristezza che piomba sulla città e Fazio che si deve operare. Per la legge di Murphy, se una cosa può andare male, andrà peggio. Ecco: tocca rifarsi dalla sconfitta e per giunta bisogna farlo senza Lito per almeno tre mesi. E va bene che c’è un monumentale Brighenti ma nell’anno del Catanzaro dei record e che sta centrando la promozione, Fazio – tra i più attaccati a quei colori – meriterebbe di giocare. E il destino ancora una volta lo premia. La gara col Monterosi è una delle più difficili e per la prima volta il Catanzaro non segna nei primi 45 minuti. Poi ancora un colpo di testa, in tuffo: il gol di Lito stavolta vale tre punti. Pesantissimi. Ecco il momento, il più felice, anticipazione della festa che, da Salerno in poi, sancirà l’obiettivo più grande.
Raggiunto da tutti, ma sentito maggiormente da chi c’è stato a lungo, sa chi si è integrato, di chi ha fatto del giallorosso una sua sola pelle. Da chi, in tre parole, è “uno di noi”. Siamo sicuri che, se glielo chiedessimo, lo saprebbe dire anche in dialetto quanto ama Catanzaro, quanto ci sarà sempre legato. Proprio come uno nato e cresciuto qua (e forse anche di più) che ha dato cuore e polmoni per lui, per i suoi compagni, per la sua società d’appartenenza. E per la sua (sì, scritto senza virgolette, città.)
Foto: US Catanzaro 1929