Febbraio 2023, al festival di Sanremo i Coma Cose cantano “L’addio”. Nello stesso momento a Catanzaro nessuno dei giocatori giallorossi pensa a quella parola riferita alla propria permanenza in squadra. L’addio sui cui tutti sono concentrati, semmai, è quello alla serie C. Ci pensano tutti i componenti della rosa, compreso Pietro Cianci. Anzi, forse lui ci pensa un pò di più perchè questa dev’essere la stagione del riscatto personale.
Dopo un’annata, quella precedente ricca di incomprensioni – tattiche e non solo – e povera di reti, Pietro ha attraversato un momento di crisi mentale, e quindi di gol. Non c’era con la testa nè metaforicamente che realmente e per uno alto quasi due metri, e abilissimo nel gioco aereo, non è certo una cosa di non poco conto. Ma oltre il calciatore c’è il compagno di squadra e l’uomo. Così nel celebre patto “post Padova” – dove tutta la squadra ha deciso di risanare l’onta di quel playoff perso – Pietro da Bari è pedina fondamentale. Ragazzo per bene, amico di tutti – soprattutto Scognamillo – uomo spogliatoio e, cosa non da poco, riserva di lusso, pronto a dare tutto per riscattare e riscattarsi, per far vedere quanto vale e rompere col passato.
Già il passato: a Catanzaro è stato turbolento fin dall’inizio. Una trattativa lunga e onerosa, poi il veloce passaggio da “a punta” tanto attesa a “tavuluna”. Ma soprattutto pochi gol. Se poi quando la rete arriva è condita da polemiche allora sembra proprio un matrimonio fallimentare. A ottobre 2021 Cianci segna al “suo” Bari, non esulta e piange. Quelle lacrime sono viste come un oltraggio e una mancanza di rispetto. Da quella domenica si rompe qualcosa tra Cianci e il Catanzaro. Ma gli dei del pallone, mai banali, sapranno far ricucire la frattura in un’altra domenica di ottobre.
Nel frattempo Cianci segna poco – 4 gol il bottino stagionale – e la sua permanenza sembra in bilico.
Ma, lo dicevamo, c’è una missione da portare a termine per la squadra e per Pietro. Così si riparte e Cianci pare un calciatore nuovo: voglioso di dare tutto, di spaccare il mondo e le reti avversarie, nonostante il poco utilizzo. Poco ma buono si dirà, almeno dalla gara di ottobre con la Viterbese. Il Catanzaro è sotto 1 – 2 al “Ceravolo” quando entra il gigante buono e dopo pochi minuti segnerà di voglia, di rabbia e di determinazione, il gol del pari che darà il via alla rimonta. Per molti quel gol rappresenta la prima spallata al campionato.
Un’altra a fine dicembre, nell’ultima prima della sosta natalizia. A Picerno il Catanzaro non riesce a sbloccarla, poi entra Cianci e, in maniera molto simile a come fatto con la Viterbese, segna il gol da tre punti. Ora è ufficiale: Cianci è tornato e le polemiche post Bari non esistono più. Agli improperi si sostituisce il coro “Pietro, Pietro” ad ogni ingresso in campo. Pietro risponde con grandi prestazioni tutto cuore e grinta e con un altro gol storico. Il suo 2 – 2 al Pescara consente al Catanzaro di mantenere l’imbattibilità in casa ed l’ultimo gol prima della consegna della Coppa. Una Coppa su cui ci sono incise forti anche le sue impronte. Una Coppa suggello di una stagione da record per il Catanzaro e ancora una volta, per Pietro. Cianci, con nove gol in meno di 900 minuti infatti ha la migliore media gol di tutta l’Italia calcistica. Mica male per essere un “tavuluna”…
Ora che sembra arrivata davvero la fine torna in mente la canzone di Sanremo dei Coma Cose: perchè ricorda caro Pietro, nessuno mai ti dimenticherà, sarai sempre nel cuore dei tifosi giallorossi; è una promessa che “comunque andrà, l’addio non è una possibilità”
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